lunedì 1 aprile 2013

Giancarlo Carpi - Il Futurismo e la Commodity art, dal feticcio futurista al feticcio cute

Giancarlo Carpi, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Il Futurismo e la Commodity art, dal feticcio futurista al feticcio cute. 

ABSTRACT


L’intervento integrerà studi recenti sul futurismo e la Commodity art proponendo comparazioni stilistiche tra opere futuriste (dal 1915 agli anni trenta) e alcune opere di Nara, Murakami e di Rose Cecil O’Neill per mettere in luce una relazione tra le specifiche modalità di animazione degli oggetti che caratterizzarono il Futurismo storico - letterario (l’ultimo Marinetti, E. Robert) e artistico (il Kindchenschema in Depero, l’animazione per sineddoche dell’aeroplano, Barbara, Monachesi e altri – il ruolo “ambiguo” della cornice come “limite della finzione” in Balla) - e il concetto di “personificazione disforica” (che, con Greimas, può essere inteso come sanzione negativa al “fare antropomorfico” dell’oggetto). Questo tipo di personificazione può dirsi il corrispettivo di quella enfatizzazione del Kindchenschema e quella cuteness che hanno caratterizzato le figure nelle arti popolari dall’inizio del Novecento (O’Neill, Drayton, Attwell, poi Disney) e sono diventate il principale stereotipo formale e la principale categoria estetica della Commodity art (dal Superflat al Pop Surrealism). Si tratterà cioè di verificare, tenendo conto di certe influenze e premesse stilistiche (la stilizzazione della tecnica in “costanti naturali” nell’art nouveau e nel liberty, con la quale si confrontarono sia la O’Neill che i futuristi) e storico-culturali (il timore più o meno consapevole dello spossessamento seriale e della mercificazione dell’arte, evidente nell’attenzione di Depero per le arti minori e la pubblicità e nel confronto con l’illustratore Rubino) comuni, un’interpretazione del futurismo e delle origini della Commodity art come forme di feticismo ed esorcismo della sacralità dell’arte e della tradizione che si espressero attraverso quella particolare personificazione o animazione “disforica” –. Indicante e affermante nel suo stesso difetto, o manifesta incompiutezza – tutt’affatto specifici, assenti, ad esempio, nelle personificazioni e nelle raffigurazioni miniaturizzate del bambino nell’illustrazione per l’infanzia dell’Ottocento, appena accennate nelle fantasmagorie di Cox - la natura illusoria delle merci e la loro irraggiungibilità (nel senso di Benjamin), la fine della tradizione artistica, dell’io letterario. Interpretazione questa che potrebbe inoltre chiarire le assonanze tra alcune forme di neo-futurismo, Plum Cake e la Commodity art.  

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Si è laureato in Lettere indirizzo Storia dell’arte contemporanea presso Sapienza Università di Roma con Antonella Sbrilli discutendo una tesi sull’estetica del cute e l’illustratrice americana Rose Cecil O’Neill. Ha conseguito un Dottorato di ricerca in Italianistica presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata con Raffaele Manica proponendo una tesi sul rapporto tra il cute e la figura retorica della prosopopea nel Varmo e nelle Confessioni di Ippolito Nievo. Riguardo alla diffusione del tema nelle arti visive ha curato il catalogo e la mostra Gabriels and the Italian Cute Nymphet – Museo Pietro Canonica, Roma - il saggio Futurism: from modernism to cuteness, EMMA Helsinki-Tapiola (anche commissario dell’esposizione, Italian futurism). Riguardo al tema nella letteratura italiana ha scritto saggi su Nievo (atti dei convegni “Identità”, Universitalia, “La letteratura degli Italiani. Gli italiani della letteratura”), Magrelli (“Sincronie”), sulle scrittrici futuriste e su Marinetti (A cute Futurism, Casa Italiana Zerilli Marimò at New York University, Marinetti impalpabile, Hacca). È stato membro del comitato scientifico, ha collaborato alla curatela e scritto testi per mostre dedicate alla linea romana della pittura futurista (Dottori, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, Prampolini, Auditorium Parco della Musica, Roma, Futurismo romano, Centro Congressi Villa Mondragone – Università di Roma Tor Vergata e altre). Ha curato l’antologia Futuriste (Castelvecchi). Come critico militante ha realizzato dialoghi-intervista e testi critici insieme a poeti e artisti (Damiani, Fogli, Gabriels, Palosuo, Messori) in collaborazione con l’Università di Tor Vergata e Musei comunali e nazionali (Casino dei Principi, Villa Torlonia, Roma, Museo HC Andersen - Galleria Nazionale d’Arte Moderna).  

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